ALLA FIERA DELL'EST  

Testi di Angelo con la partecipazione di Luisa

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ALLA FIERA DELL'EST

Liberamente ispirata ad un canto pasquale Ebraico

חד גדיא באיטלקית

 

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne il fuoco

che bruciò il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne l'acqua

che spense il fuoco

che bruciò il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne il toro

che bevve l'acqua

che spense il fuoco

che bruciò il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E venne il macellaio

che uccise il toro

che bevve l'acqua

che spense il fuoco

che bruciò il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E l'Angelo della Morte

sul macellaio

che uccise il toro

che bevve l'acqua

che spense il fuoco

che bruciò il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.

E infine il Signore

sull'Angelo della Morte

sul macellaio

che uccise il toro

che bevve l'acqua

che spense il fuoco

che bruciò il bastone

che picchiò il cane

che morse il gatto

che si mangiò il topo

che al mercato mio padre comprò.

Alla Fiera dell'Est

per due soldi

un topolino mio padre comprò.


 

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LA FAVOLA DEGLI AIRONI

 

È là

che la terra si è chinata

a raccogliere ogni cosa

che il tempo ha abbandonato

lasciato dietro a sé...

E il vento senza fine

che logora le dune

di spiagge così grigie...

e i corvi dell'inverno

si sono ormai posati,

è là dove svanisce

l'orizzonte.

È là

che l'ultimo dei semi

non ha lasciato frutto

e la terra ha ormai scordato

che tanti anni fa

a un vento profumato

distesero gli aironi

le ali colorate...

e i corvi dell'inverno

si sono ormai posati,

è là dove svanisce

l'orizzonte.  


 

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IL VECCHIO E LA FARFALLA

 

La grande quercia

che da sempre vegliava

come un custode al confine del prato

lo vide un giorno apparire da lontano:

un vecchio uomo dal passo un po' lento...

Vieni, vecchio uomo, il tuo riparo io sarò,

il tuo corpo stanco in un dolce abbraccio accoglierò,

Vieni, vecchio uomo, il tuo riparo io sarò,

al canto delle fronde il tuo capo cullerò...

Il vecchio uomo

alla quercia si affidò

e dolcemente poi si addormentò...

L'uomo dormiva

e tra sé sorrideva

col vecchio capo appoggiato alla mano:

Sognò di essere diventato farfalla,

di aver lasciato il suo vecchio corpo...

la farfalla gialla su di un altro fiore si posò,

di essere diventata un vecchio uomo addormentato poi sognò


 

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CANZONE PER SARAH

 

Bambino mio,

ti porta il mare,

ti culla l'onda,

ti veste il fuoco.

E calde le tue piume,

chicco di grano...

nuvola sottile,

piccole mani;

e là dove sarai

ti porto il mare,

se il mare è asciutto,

il mio dono è pioggia...

Ma dormi il tuo riposo,

e ti darò il vento,

se il vento è tempesta

lo caccerò lontano.

Ma dormi e non pensare,

avrai un amico cane,

e abbaierà alla luna

e i rospi nel fossato

e il tuo campo di dalie

e l'albero di pino

e l'ombra dei suoi rami...

Ma racconta a me i dolori

perché già sai.


 

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LA SERIE DEI NUMERI

 

E tu bel bimbo, bimbo mio dolce,

dimmi, cosa vuoi che io ti canti?

Cantami dei numeri la serie,

sino a che io oggi non la impari.

Unica è la morte,

niente altro, niente più...

due i buoi legati al carro,

e sono tre le parti del mondo,

quattro le pietre di Merlino,

che affilano le spade degli eroi.

Unica è la morte,

niente altro, niente più...

E sul cammino che il tempo fa

cinque finora sono le età,

e sono sei le erbe che

nel calderone il nano mescolerà...

Sette sono i soli, sette le lune,

otto sono i fuochi accesi a Maggio,

attorno alla fontana sono nove

le fanciulle che danzano alla luna...

Unica è la morte,

niente altro, niente più...

E dieci vascelli sono venuti

portandoci la guerra da lontano.

Undici guerrieri sono tornati

quand'erano in trecento a partire...

Unica è la morte,

niente altro, niente più...

E sul cammino che il tempo fa

cinque finora sono le età,

e sono dodici i mesi che

giorno per giorno, da sempre

segnando va.

E dodici ancora sono i segni

che tu puoi leggere nel cielo,

guerra tra di loro han dichiarato,

questa che ti canto sarà la fine.

Unica è la morte,

niente altro, niente più...

Allora la tromba suonerà,

avremo fuoco e tuono, pioggia e vento,

la serie dei numeri è finita,

per l'uno sai che non c'è serie:

Unica è la morte,

e due i buoi,

e tre la parti,

quattro le pietre,

cinque le età

e sei le erbe,

sette sono i soli,

sette le lune,

otto sono i fuochi

e nove le fanciulle,

ma dieci i vascelli,

undici i guerrieri,

dodici i segni,

dodici i mesi

e unica la morte,

da sempre madre del dolore.


 

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IL DONO DEL CERVO

 

Dimmi, buon signore

che siedi così quieto

la fine del tuo viaggio

che cosa ci portò?

Le teste maculate

di feroci tigri,

per fartene tappeto le loro pelli?

Sulle colline

tra il quarto e il quinto mese,

io per cacciare,

da solo me ne andai.

E fu così che col cuore in gola

un agguato al daino io tendevo,

ed invece venne il cervo

che davanti a me si fermò.

"Piango il mio destino,

io presto morirò

ed in dono allora

a te io offrirò

queste ampie corna,

mio buon signore,

dalle mie orecchie tu potrai bere.

Un chiaro specchio

sarà per te il mio occhio,

con il mio pelo

pennelli ti farai.

E se la mia carne cibo ti sarà,

la mia pelle ti riscalderà

e sarà il mio fegato

che coraggio ti darà.

E così sarà, buon signore,

che il corpo del tuo vecchio servo

sette volte darà frutto,

sette volte fiorirà."

Dimmi, buon signore

che siedi così quieto

la fine del tuo viaggio

che cosa ci portò? ...che cosa ci portò?

 


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IL FUNERALE

 

Se viene la sera

compagno non avrai,

da solo farai la tua strada...

E allora la prima sarà la faina,

verrà per portarti paura.

Se non la fuggirai,

sorella ti sarà,

è lei che davvero conosce

l'ordine segreto che il fiume conduce,

per il tuo passo il sentiero sicuro.

Se viene la sera

compagno non avrai,

da solo farai la tua strada...

Sarà solo allora che da te verrà il lupo,

verrà per portarti paura.

Se non lo fuggirai

fratello ti sarà,

è lui che davvero conosce

il passo segreto che il monte ferisce,

per il tuo capo il riparo sicuro.

Seguendo la via

che va verso il lago,

tu troverai la sorgente,

ritroverai la collina dei giochi,

e là tu deponi il tuo cuore.

 


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L'UOMO E LA NUVOLA

 

Lui l'amò

come la vide:

così bianca e inafferrabile.

"Lontana sei

ed io non ho

la scala per il cielo."

Lei serena lo guardò

ed al vento si distese...

e lui seguì sospirando

lei che, per gioco, navigava per il cielo.

Lunghi anni

lui l'amò:

sempre bianca e inafferrabile.

"Crudele sei

e il tuo candore

nasconde solo gelo."

Lei turbata lo guardò

e al suo pianto poi si arrese...

Ed una tenere pioggia

lei gli donò

consumandosi d'amore.

 


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SOTTO IL TIGLIO

 

Sotto il tiglio là nella landa,

là dov'era il nostro letto,

voi che passate potete vedere

come rompemmo fiori ed erba.

Davanti al bosco cantava l'usignolo

e di fiori lei fece un giaciglio.

Riderà chi passi per di là,

guardate com'è rossa la sua bocca.

Sotto il tiglio là nella landa

noi rompemmo fiori ed erba,

voi che passate potete vedere

dove io posai la testa.

Se saprete che lei era con me

questo non sarà certo mai vergogna,

era lei la donna che volevo

per essere chiamato col mio nome.

Sotto il tiglio là nella landa

la radica si abbraccia al giglio,

voi che passate potete vedere

come son cresciuti insieme.

Lei con me rimase solo un anno,

ma con oro poi intrecciò le chiome

e se ne andò, io amavo uno sparviero,

in alto si levò e volò via.

Sempre va a caccia di nubi

il vento e non può mai fermarsi,

ma la bellezza è ancor più veloce,

troppo lento è per lei il vento.

Così è la nostra vita e il mondo

come vento e nube fugge via.

 


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CANZONE DEL RIMPIANTO

 

Lascerà il confine

l'inverno, e se ne andrà,

canterà l'uccello

che ieri non cantò...

ma scosceso è il monte

ed io so che i fiori suoi

non mi cederà.

Frutti porterà

questo ampio melo,

frutti verdi e rossi

che non coglierò...

per un'altra terra

io camminerò, là l'autunno

mi ritroverà.


(foto di Cesare Monti)