GULLIVER - Testo di Luisa

 

   

GULLIVER

Venite tutti, che strana meraviglia il mare ci portò...

Venite tutti, è Gulliver il grande che il mare ci portò...

Addormentato davanti a noi Gulliver il grande...

È una nera montagna che ci toglie il sole,

è Gulliver il grande che il mare ci portò...

Così curioso davanti a noi

l'uomo montagna ci guarda già,

venite tutti ad ammirare

la meraviglia vista mai.

Gli omini piccoli che sanno già

che la sua forza li aiuterà

Gulliver il grande si chiede già

in quale altro mare naufragherà.

Venite tutti, che strana meraviglia il mare ci portò...

Venite tutti, è Gulliver il nano che il mare ci portò...

Che effetto prima, davanti a noi Gulliver il nano,

ma i suoi occhi cercano già i nostri volti,

è Gulliver il nano che il mare ci portò.

Venite tutti ad ammirare

la meraviglia con cui giocare,

così indifeso davanti a noi

come un bambino a cui insegnare,

E mentre invece dentro di sè

del nostro aspetto lui ride già,

Gulliver il nano sognando sta

un altro mare per naufragare.

 

LA LUNA - Testi di Angelo

 

"Sono il trovatore

 sempre vado per terre e paesi...

ora sono giunto a questo,

lasciate che prima di partirne,

io canti"»

 

LA LUNA

Un giorno all'improvviso

la luna si stancò

di guardare il mondo di lassù;

prese una cometa,

il volto si velò

e fino in fondo al cielo camminò.

E sorpresa fu

che la bianca distesa

non fosse neve.

Eran solo sassi

e i piedi si ferì,

piangendo di nascosto lei fuggì.

Affrontare il mondo a piedi nudi

non si può

e dall'alto a spiarlo lei restò.

E sorpresa non è più

che la bianca distesa

non sia neve.

 

TANTI ANNI FA

Nelle acque di quel lago

la mia donna si bagnava

poi sciogliendosi i capelli

una storia raccontava,

di un castello in fondo al lago

tanti anni fa,

tanti anni fa,

ed io ora te la canto

fu un giorno a mezza estate

mentre il sole ci scaldava

io all'ombra di quei rami

al suo canto mi assopivo

Spesso questo ci accadeva

tanti anni fa,

tanti anni fa,

ed io ora te lo canto.

Era sera sai,

era sera ormai

e di colpo mi svegliai.

Era sera sai,

era sera ormai

e da solo mi trovai,

nel lago.

Forse per curiosità

lei scese dal lago

so che un giorno salirà

per me

Era sera sai,

era sera ormai

e di colpo mi svegliai.

Era sera sai,

era sera ormai

e da solo mi trovai,

Nelle acque di quel lago

la mia donna si bagnava

tanti anni fa,

tanti anni fa,

Tanti anni fa,

tanti anni fa.

 

 

DONNA MIA

Il tuo vestito lungo

che sfiora il prato,

e quella tua dolcezza

che si è vestita a festa

io l'ho riconosciuta,

Donna mia.

Dal sogno il passo è stato breve,

se ti ho seguito non ricordo,

senza vederti ti ho sognato,

donna mia.

Le tue mani antiche

si aprono lievi

e porgi i tuoi frutti,

la tua terra è ricca;

non ti ho aspettato invano,

donna mia.

Se ti ho seguito non ricordo,

senza fatica ti ho creduto,

senza dolore mi hai voluto,

donna mia.

I tuoi occhi larghi

cancellano i segni,

mi guardi ed io non fuggo,

mi ascolti ed io mi chino,

non ti ho sorriso invano,

donna mia.

Mai niente è andato perduto,

se ho avuto freddo non ricordo,

senza vederti ti ho toccato,

donna mia.

 

 

GLI ALBERI SONO ALTI

Gli alberi sono alti, le foglie crescon verdi

Da quanto tempo non vedevi il tuo amore,

da tanto, ed oggi è tornato tutto solo:

è giovane ma crescerà.

Padre, o padre, mi hai fatto un grave torto

mi hai dato in moglie a chi è poco più di un bimbo,

ha quindici anni ed io già quasi venti:

è giovane ma crescerà.

Figlia, o figlia, non ti ho mai fatto torto,

ti ho dato in moglie al figlio di un Signore,

il tuo bambino sarà ricco e rispettato:

è giovane ma crescerà.

Padre, o padre, domani sarò sola,

lo manderanno lontano un anno ancora,

e al suo ritorno avrà un figlio a lui straniero:

è giovane ma crescerà.

Ieri al mattino seduta al tuo balcone

spiavi i ragazzi giocare per la strada,

il tuo vero amore di loro era il più bello:

è giovane ma crescerà.

Un anno dopo aveva preso moglie,

il tempo passa ed è padre di un bambino,

il tempo corre ed il tuo fior sulla sua tomba:

è giovane ma crescerà.

 

 

NOTTURNO

Dormono le cime dei monti, dormono le valli,

le famiglie dei rettili nella nera terra,

dorme la belva e la stirpe delle api,

gli uccelli dalle lunghe ali.

Dormono le cime dei monti, dormono le valli

i mostri negli abissi del rosso mare,

dorme la belva e la stirpe delle api,

gli uccelli dalle lunghe ali.  

 

 

 

Con il resto dei tuoi sogni

costruisci una nave,

con il resto dei tuoi sogni

hai tessuto le vele,

per vederla scivolare sul fiume

mentre siedi ad aspettare

di vederla risalire.

Con il resto dei tuoi sogni

costruisci una nave,

con il resto dei tuoi sogni

hai tessuto le vele

per vederla scivolare sul fiume

mentre siedi ad aspettare

di vederla risalire.

 

RIFLUISCE IL FIUME

Cosa dice il monte alla neve

che si scioglie e va?

Non racconta poesie, ma sa...

Rifluisce il fiume se la neve va,

foglie, verde e fiori e la pioggia lo bagnerà;

Il cerchio della vita lei a lui riunirà.

Cosa dice alla madre il figlio

che crescendo va?

Non racconta poesie ma sa...

Rifluisce il fiume se la neve va,

Scendono i sentieri fino al punto che li unirà;

Il cerchio della vita lei a lui riunirà

E niente mai perduto va, al centro tornerà.

E niente mai perduto va, al centro tornerà.

E niente mai perduto va, al centro tornerà...

Cosa dice il ramo alla foglia

che all'autunno va?

Non racconta poesie ma sa...

Rifluisce il fiume se la neve va,

di certo a primavera come gemma lei tornerà;

Il cerchio della vita lei a lui riunirà.

Cosa dice il vecchio alla morte

che in attesa sta?

Non racconta poesie ma sa...

Rifluisce il fiume se la neve va,

danzano le cose e la danza non finirà.

Il cerchio della vita lei a lui riunirà.

E niente mai perduto va, al centro tornerà.

E niente mai perduto va, al centro tornerà.

E niente mai perduto va, al centro tornerà...

 

CONFESSIONI DI UN MALANDRINO

Mi piace spettinato camminare

il capo sulle spalle come un lume

e mi diverto a rischiarare

il vostro autunno senza piume.

Mi piace che mi grandini sul viso

la fitta sassaiola dell'ingiuria,

mi agguanto solo per sentirmi vivo

al guscio della mia capigliatura.

Ed in mente mi torna quello stagno

che le canne e il muschio hanno sommerso

ed i miei che non sanno di avere

un figlio che compone versi;

ma mi vogliono bene come ai campi

alla pelle ed alla pioggia di stagione,

raro sarà che chi mi offende

scampi alle punte del forcone.

Poveri genitori contadini,

certo siete invecchiati e ancor temete

il Signore del cielo e gli acquitrini,

genitori che mai non capirete

che oggi il vostro figliolo è diventato

il primo tra i poeti del Paese

e ora in scarpe verniciate

e col cilindro in testa egli cammina.

Ma sopravvive in lui la frenesia

di un vecchio mariuolo di campagna

e ad ogni insegna di macelleria

la vacca si inchina sua compagna.

E quando incontra un vetturino

gli torna in mente il suo concio natale

e vorrebbe la coda del ronzino

regger come strascico nuziale.

Voglio bene alla patria

benchè afflitta di tronchi rugginosi

m'è caro il grugno sporco dei suini

e i rospi all'ombra sospirosi.

Son malato di infanzia e di ricordi

e di freschi crepuscoli d'Aprile,

sembra quasi che l'acero si curvi

per riscaldarsi e poi dormire.

Dal nido di quell'albero, le uova

per rubare, salivo fino in cima

ma sarà la sua chioma sempre nuova

e dura la sua scorza come prima;

e tu mio caro amico vecchio cane,

fioco e cieco ti ha reso la vecchiaia

e giri a coda bassa nel cortile

ignaro delle porte dei granai.

Mi sono cari i miei furti di monello

quando rubavo in casa un po' di pane

e si mangiava come due fratelli

una briciola l'uomo ed una il cane.

Io non sono cambiato,

il cuore ed i pensieri son gli stessi,

sul tappeto magnifico dei versi

voglio dirvi qualcosa chge vi tocchi.

Buona notte alla falce della luna

sì cheta mentre l'aria si fa bruna,

dalla finestra mia voglio gridare

contro il disco della luna.

La notte è così tersa,

qui forse anche morire non fa male,

che importa se il mio spirito è perverso

e dal mio dorso penzola un fanale.

O Pegaso decrepito e bonario,

il tuo galoppo è ora senza scopo,

giunsi come un maestro solitario

e non canto e celebro che i topi.

Dalla mia testa come uva matura

gocciola il folle vino delle chiome,

voglio essere una gialla velatura

gonfia verso un paese senza nome.

 

PRIMAVERA

Ed ora sciogliti i capelli,

che ti coprano le spalle,

che si avvolgano ai tuoi fianchi,

hai dormito un lungo inverno,

ora vesti la tua gioia.

Inginocchiati alla fonte

e purifica le labbra

dal sapore di quel sonno,

hai sognato un lungo inverno,

ora vivi la tua gioia.

Ora sei la nube che va,

sei l'erba, il fiore,

ruscello che oggi torna,

Se sei uomo o donna, chissà,

o la farfalla che oggi o domani fuggirà.

...e le tue mani sono dolci inganni.

I tuoi passi non han tempo,

stai vivendo senza età,

puoi danzare fino a sera,

puoi amare fino all'alba,

che la gioia sia con te.

...e le tue mani sono dolci inganni.

 

 

LA DANZA

E gira e va,

e balli la danza,

ti ritrovi già

più in là... più in là

E gira e va,

e balli la danza,

ti ritrovi già

più in là... più in là

E gira e va,

e balli la danza,

ti ritrovi già

più in là... più in là