LA PULCE D'ACQUA - Testi di Luisa e Angelo
Siedi serena e aspetti il tuo uomo
che torna domani, se il cielo vorrà...
cerchi il sorriso
con cui ti lasciò
fra i solchi scuri
che il tempo disegna sul viso
di chi naviga il mare,
ed è sempre domani
e se il cielo vorrà...
Te l'ha giurato e sai tornerà
l'uomo che amavi non mentiva mai.
Aspetti serena ogni uomo che torna
dal mare lontano verso il quale partì...
Forse da anni
lui naviga già
lungo correnti
che non porteranno ai tuoi fianchi
il suo amore, mai più...
ed è sempre domani
e se il cielo vorrà…
Te l'ha giurato e sai tornerà;
l'uomo che amavi non mentiva mai.
Rielaborazione di una ballata britannica medioevale
Già ero vecchio e stanco
per prenderla con me,
ma il vecchio giardiniere
rinunciare come può
all'ultimo suo fiore,
se l'inverno viene già.
Già ero vecchio e stanco,
ma la volli per me
e il sorriso della gente
di nascosto accompagnò
il mio andare verso casa
e l'inverno viene già...
Lei era la più bella
che avessi visto mai:
sorrideva fra le ciglia
e il mio cuore riscaldava,
era l'ultimo mio fiore
e l'inverno viene già..,
Poi anche il mio ciliegio
a suo tempo maturò;
lei venne un mattino
a chiederMene i frutti.
"Devo avere quelle ciliegie
perché presto un figlio avrò".
Io guardavo le sue guance:
più bella era che mai.
e sentivo dentro me
già crescere la rabbia:
"Chiedi al padre di tuo figlio
di raccoglierle per te".
Sorridendo come sempre,
le spalle mi voltò
e la vidi in mezzo ai prato
verso l'albero guardare:
era l'ultimo mio fiore
e l'inverno viene già.
Fu il ramo suo più alto
che il ciliegio chinò
ed il padre di suo figlio
così I'accontentò.
Già ero vecchio e stanco
per prenderla con me,
ma il vecchio giardiniere
rinunciare come può
all'ultimo suo fiore,
se l'inverno viene già.
Ispirato ad una danza del primo barocco di Giorgio Mainerio (1535-1582)
Sono io la morte e porto corona,
io son di tutti voi signora e padrona
e così sono crudele, così forte sono e dura
che non mi fermeranno le tue mura.
Sono io la morte e porto corona,
io non di tutti voi signora e padrona
e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare
e dell'oscura morte al passo andare.
Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
posa la falce e danza tondo a tondo:
il giro di una danza e poi un altro ancora
e tu del tempo non sei più signora.
Presso la fontana
lui un giorno la trovò,
vide da lontano il giallo
della veste che portava su di se
"Dimmi cosa vuoi
che io ti possa regalare,
grande è il mio potere,
quello che vuoi io posso fare".
Non ti prenderai gioco di me, tu
non sei certo quello che
io sto aspettando.
Quando lui verrà,
allora mi alzerò
e, seguendo lui,
di qui io me ne andrò",
Tu non credi di essere qui per me
ma ancora troppo giovane tu sei
quando avrai come me vissuto mille anni,
allora forse capirai".
Dimmi cosa vuoi
e io te la darò,
tu pensi ancora che non mi seguirai mai,
ma di te farò un albero fiorito,
poi ti guarderò fino a quando appassirai".
"Non ti prenderai gioco di me, tu
non sei certo quello che
io sta aspettando.
Hai vissuto già
per mille anni,
ma sei giovane, lo vedo,
forse più di me".
Quella volta infine si adirò
ed in un vasto lago la mutò
e dall'alto di uno bianca torre
per il resto del tempo lui l'amò.
E` venuto il corvo di mare
a predirmi la sorte:
"Tempo tu non avrai di fuggire...
Ti raggiungono già!
strapperanno i tuoi occhi,
bruceranno il tuo cuore!
tempo tu non avrai di fuggire...
ti raggiungono già!".
Io non ho paura di dovere morire
e tu vecchio corvo
i suoi occhi strapperai.
Io non ho paura, molto a lungo ho cantato
e il suo cuore falso come il mio brucerà!
è venuto dal mare il granchio:
alla sua bocca aspetterà
di potere con l'ultimo respiro
rubargli l'anima.
E il mio signore non sa:
una sola volta non basterà
che l'avvoltoio divori il mio corpo
per far tacere per sempre il mio cuore.
E` la pulce d'acqua
che l'ombra ti rubò
e tu ora sei malato
e la mosca d'autunno
che hai schiacciato
non ti perdonerà.
Sull'acqua del ruscello
forse tu troppo ti sei chinato,
tu chiami la tua ombra,
ma lei non ritornerà.
E` la pulce d'acqua
che l'ombra ti rubò
e tu ora sei malato
e la serpe verde
che hai schiacciato
non ti perdonerà.
E allora devi a lungo cantare
per farti perdonare
e la pulce d'acqua che lo sa
l'ombra ti renderà.
Da tre notti non riposo
resto ad ascoltare :
è la vipera che soffia,
soffia presso l'acqua.
Ho composto un canto nuovo,
vieni ad ascoltare
della sposa che al banchetto
mai più ritorno fece.
C'era un invitato in più
che la rimirava:
"Alla mia gente vorrei mostrare
il tuo abito da sposa".
Lei ingenua lo seguì,
cerca di tornare,
fino a notte attesa,
lei non ritornò.
Se ne andava in piena notte
da solo un suonatore,
ma davanti gli si parò
il signore sconosciuto:
"Forse tu cerchi la sposa
che andò perduta,
se hai cuore di seguirmi
da lei ti condurrò".
E una barca lo portò
lungo un'acqua scura,
ritrovò la sposa
e aveva vesti d'oro.
"Il mio anello ti darò,
portale al mio uomo,
qui non soffro più
né male né desiderio".
Il suonatore si girò,
fece un solo passo
poi gridare ia senti`
nell 'acqua che la soffocava,
Come luce lei brillava
quando sposa andò,
dove mai l'avrà portata
il signore che la rubò.
Da tre notti non riposo
resto ad ascoltare:
è la vipera che soffia,
soffia presso l'acqua.
Viveva già molto tempo fa
la lepre con la volpe e la scimmia...
non ricordo chi ne raccontò la storia,
molti anni fa
Per tutto il giorno giocavano felici
su per colline e giù per i prati
e a sera si stringevano vicini,
per affrontare il buio della notte,
Chissà chi me lo raccontò...
Veniva per la stessa via
un vecchio che a sé li chiamò:
"Chi di voi tre mi aiuterà
sarà da me premiato".
Volpe e scimmia si diedero da fare,
mentre la lepre continuava a giocare:
correva per i prati spensierata
e dai suoi stessi amici fu tradita.
Chissà chi me lo raccontò...
Davanti al cibo che gli fu servito
il vecchio certo penso:
"Povera lepre ti han tradita
gli amici che tu amavi".
Volpe e scimmia si guardavano stupite
mentre la lepre col vecchio se ne andava
da allora sempre gioca spensierata
là in alto, nel palazzo della luna.
viveva già, ma è tempo fa...
la lepre con la volpe e la scimmia.
non ricordo chi mi raccontò
la storia, molti anni fa
di come la lepre un giorno li lasciò
e nella luna a vivere se ne andò:
Correva per i prati spensierata
e dai suoi stessi amici fu tradita.
Guarda com'è pallido
il volto che hai,
sembra tu sia fuggito dall'aldilà...
Vedo nei tuoi occhi
profondo terrore,
che bianche e gelide dita tu hai...
Guarda come stan ferme
le acque del lago
nemmeno un uccello che osi cantare...
"è stato in mezzo ai prati
che io la incontrai
e come se mi amasse lei mi guardò".
Guarda come l'angoscia
ti arde le labbra,
sembra tu sia fuggito dall'aldilà...
"E`stato in mezzo ai prati
che io la incontrai..."
che bianche e gelide
dita tu hai...
"Quando al mio fianco
lei poi si appoggiò
io l'anima le diedi
ed il tempo scordai.
Quando al mio fianco
lei poi si appoggiò...".
Che bianche e gelide
dita tu hai...
"Al limite del monte
mi addormentai
fu l'ultimo mio sogno
che io allora sognai;
erano in mille e mille di più..."
Che bianche e gelide
dita tu hai...
"Erano in mille
e mille di più,
con pallide labbra
dicevano a me:
- Quella che anche a te
la vita rubò, è lei,
la bella dama senza pietà".
"Un saggio disse ai suoi discepoli: «spiegate questo mio gesto!» e gettò a terra il suo bastone. Quelli andarono e tornarono da lui con mille spiegazioni, ma nessuna lo accontentò. I discepoli perplessi gli chiesero quale fosse allora la vera interpretazione: il saggio prese il suo bastone e di nuovo lo gettò a terra"