Chagall nasce a Liosno, presso Vitebsk  in Russia il sette di luglio del 1887, da una famiglia di tradizione Hassidica, l’infanzia la trascorre a Vitebsk, nei suoi quadri ci saranno sempre le sue vecchie case di legno, le viuzze strette, i personaggi del villaggio e della famiglia, gli animali.

Incontra Bella Rosenfeld, appassionata di teatro e studentessa di corsi di recitazione.

Nel 1910 è a Parigi, dove vive alla Ruche, insieme a Léger, Modigliani, Soutine, e frequenta i poeti Cendrars, Jacob, e poi Apollinaire e Breton e Delaunay

“Ho portato dalla Russia i miei oggetti, e Parigi vi ha versato sopra la luce”, dirà più tardi.

Nel 1914, con lo scoppio della guerra, torna a Vitebsk , si sposa, ha una figlia, Ida.

Fonda un istituto d’arte che passerà poi a Malevich.

A Mosca realizza le decorazioni per il teatro ebraico “Kamerny”.

Nel 1921 pubblica “Ma Vie”, la sua autobiografia

Nel 1923 torna a Parigi

Nel 1933 tutte le opere presenti in Germania vengono confiscate. Chagall si rifugia in America.

Nel settembre del 1944 muore Bella, e Chagall non lavora per un anno.

Nel 1947 fa definitivo ritorno in Francia, a Parigi, e nel 1949 si stabilisce a Vence.

Conosce Valentina Brodskj, Vava, che sposa.

Frequenta Picasso e Matisse.

Inizia la lunga serie di decorazioni di grandi strutture pubbliche. Nel 1962 disegna le vetrate per la sinagoga dello Hassadah Medical Center, presso Gerusalemme, e per la cattedrale di Metz. Nel 1964 realizza le pitture del soffitto dell'Opéra di Parigi. L'anno dopo è la volta delle grandi pitture murali sulla facciata della Metropolitan Opera House di New York. Nel 1970 disegna le vetrate del coro e del rosone del Fraumünster di Zurigo. Di poco successivo è il grande mosaico a Chicago.

 

Muore a Saint-Paul-de-Vence nel 1985.

Marc scrive: Ai nostri giorni è difficile per un artista ricordarsi di non essere che un artista. Benché mi accada talvolta di tenere una penna in mano o di prendere la parola, penso in cuor mio: non sarebbe meglio tenere la bocca chiusa?
Parecchi anni prima della guerra ebbi a dire: davvero soltanto gli artisti debbono cercare di giustificare la vita nell'arte, mostrare la via nell'arte? E gli altri uomini non dovrebbero anch'essi mostrare la loro arte collettiva di vivere? E' troppo poco per un artista restarsene per suo conto a lavorare ed essere in tal modo utile agli uomini e al suo popolo? Perché? Qual è la forza che oggi lo porta via dal suo posto? Non basta che l'arte si rivolga dalla tela ai nostri occhi e al nostro cuore?

Marc scrive: Queste pagine hanno lo stesso senso di una superficie dipinta. Se nei miei quadri ci fosse un nascondiglio, potrei infilarvele... O forse si incollerebbero sulla schiena di uno dei miei personaggi o sui calzoni del Musico della mia pittura murale?...
Chi può sapere ciò che sta scritto sulla sua schiena?
Marc scrive: Non sentite come scivolano sotto i nostri piedi le nostre impalcature elettriche?
E non erano giusti i nostri presentimenti plastici - poiché ci troviamo coi piedi per aria realmente e soffriamo di una sola malattia: la sete di stabilità?" Quei cinque anni ribollono nella mia anima. Sono dimagrito. Ho persino fame.
Ho voglia di rivedervi. B..., C..., P... Sono stanco.
Ritornerò con mia moglie, con mia figlia.
Mi sdraierò accanto a voi. E forse l'Europa mi amerà e, insieme a lei, mi amerà la mia Russia