La canzone della Cagna
Sergej Esenin (traduzione:Curzia Ferrari)
Una mattina, nel granaio di segale
presso le stuoie d'oro,
la cagna ha messo al mondo
sette cagnolini rossicci.
Per tutto il giorno li carezza,
li conforta, li pulisce con la lingua,
e la neve disciolta
cola sotto il suo ventre tiepido.
Ma a sera, quando le galline
tornano al pollaio,
arriva il padrone severo,
prende i cuccioli, li mette in un sacco:
e lei comincia a correre lungo i mucchi di neve
durando fatica a seguirlo.
Dopo molto tempo ancora trasaliva
lo specchio dell'acqua non ghiacciato.
La cagna ritorna trascinandosi appena,
leccandosi il sudore dei fianchi;
e la luna sul casolare
le sembra uno dei suoi cuccioli, vivo.
Alza al cielo gli sguardi,
un penoso guáto;
ma la falce della luna lentamente
scompare nei campi, dietro il colle.
E come fosse colpita da un insulto
o da una pietra lanciata per gioco,
la cagna ruota gli occhi nella neve,
due stelle d'argento.