Mi chiuderò nella mia stanza segreta,
ove cantarti canzoni d'amore fra gemiti,
gli inenarrabili gemiti che,
durante il mio pellegrinaggio,
suscita il ricordo di Gerusalemme
nel cuore proteso in alto verso di lei,
Gerusalemme la mia patria,
Gerusalemme la mia madre,
e verso di te, il suo sovrano,
il suo illuminatore,
il suo padre e tutore e sposo,
le sue caste e intense delizie,
la sua solida gioia
e tutti i suoi beni ineffabili e tutti simultanei
perché Tu sei unico, sommo, vero Bene.
Non me ne distoglierò,
fino a che nella pace di quella madre carissima,
dove stanno le primizie del mio spirito,
donde traggo queste certezze,
tu non abbia adunato tutto ciò che sono da questa deforme dispersione,
per uniformarlo definitivamente in eterno,
o Dio mio, misericordia mia.
(Confessioni 12, 16, 23)